Luca Restelli

I Rischi per l’economia globale nel 2024

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I rischi per l’economia globale nel 2024

Siamo alle porte del secondo trimestre di un anno in cui le speranze di imprese e consumatori sono sempre più rivolte al taglio dei tassi di interesse, evento molto atteso che dovrebbe dare nuovo incentivo alla crescita, sostenendo i mercati in tutto il mondo. Tuttavia, il 2024 potrebbe svilupparsi in un modo tutt’altro che lineare e scontato.

Ma esattamente cosa potrebbe andare storto? Dopo anni segnati da guerra, pandemia e collasso bancario, è quasi superfluo dirlo: molto.

Il Medio Oriente
Dal 7 ottobre 2023, la situazione geopolitica nel Medio Oriente è estremamente tesa, con il conflitto in corso tra Israele e Gaza che potrebbe portare a una più ampia e feroce instabilità regionale. Le tensioni in Yemen tra Stati Uniti e Regno Unito da una parte e ribelli Houthi dall’altra e gli scontri lungo il confine tra Israele e Libano aumentano il rischio di escalation e di allargamento della guerra che potrebbe arrivare a coinvolgere in modo stabile attori come Hezbollah e l’Iran.

La possibile intensificazione del conflitto in Medio Oriente potrebbe anche influenzare il mercato petrolifero, portando ad un aumento dei prezzi del greggio con forti conseguenze sull’economia globale, sulla produzione e sui consumi, andando ad influire negativamente anche sul PIL e portando ad una nuova fiammata nei tassi d’inflazione.

Anche le decisioni dell’OPEC+ potrebbero avere un impatto rilevante sull’economia globale. Infatti, sebbene i paesi membri abbiano ridotto la produzione e l’offerta di petrolio nel 2023, durante il 2024 potrebbero emergere forti divergenze tra i paesi membri, minando l’unicità della linea strategica e aprendo a possibili guerre di prezzo. Una diminuzione del 10% nei prezzi del petrolio potrebbe contribuire a stimolare la crescita globale, secondo le stime di Bloomberg Economics, aumentando il PIL mondiale di circa lo 0.1%.

Le mosse delle banche centrali
Negli Stati Uniti, la Federal Reserve potrebbe affrontare ulteriori sfide nel gestire la politica monetaria, specialmente in seguito a shock nelle catene globali di approvvigionamento energetico o a condizioni finanziarie più imprevedibili. Inoltre, aumenti dei rendimenti dei titoli di stato, derivanti da sempre maggiori dubbi e perplessità circa la sostenibilità del debito, potrebbero portare ad un aumento dell’inflazione, complicando le decisioni della Fed.

Invece, dall’altra sponda dell’Atlantico, in Europa, la Banca Centrale Europea e la Banca d’Inghilterra stanno ancora concludendo il ciclo di rialzo dei tassi.

Fino al termine del ciclo, ulteriori aumenti potrebbero mettere eccessivamente sotto pressione il tessuto produttivo e sociale, portando ad una possibile recessione.

Sebbene a livello globale vi siano prospettive positive per alcune economie emergenti, come Messico, Perù e Polonia, che potrebbero beneficiare di tagli ai tassi e di una riorganizzazione delle catene di approvvigionamento, il quadro complessivo rimane ancora caratterizzato da forti incertezze che impediscono una programmazione strategica di lungo periodo e da tassi di crescita bassi rispetto agli anni pre-COVID.

Il caso del Giappone
Per quanto riguarda il Giappone, nel 2024 è previsto un cambio di rotta nella politica della Banca centrale che potrebbe abbandonare il controllo della curva dei rendimenti, la strategia di politica economica utilizzata per ancorare i tassi di interesse a lungo termine a livelli minimi.

L’effetto della politica di controllo dei rendimenti giapponese si è propagato attraverso il carry trade, grazie a tassi bloccati e allo yen in ribasso. Qualsiasi cambiamento nelle strategie di politica economica potrebbe comportare una rapida disintegrazione del valore di queste posizioni con un impatto significativo sui mercati finanziari globali.

Infatti, in caso di una transazione mal gestita, lo yen potrebbe apprezzarsi e i carry trade crollare, portando ad una rapida fuga di fondi dai titoli del Tesoro USA e da altri asset a rendimento più elevato. L’impatto sull’economia globale sarebbe significativo date le ingenti somme coinvolte: il Giappone ha $4,1 trilioni di investimenti esteri nel suo portafoglio.

Le elezioni negli Stati Uniti
Nel novembre del 2024 gli Stati Uniti saranno chiamati a scegliere il prossimo presidente e gli sfidanti principali saranno, salvo eclatanti sorprese, gli stessi di quattro anni fa: Donald Trump per il partito repubblicano e Joe Biden per il partito democratico.

Attualmente, molti istituti demoscopici danno per probabile una vittoria di Donald Trump, evento che introdurrebbe ulteriore incertezza nei mercati.

Le promesse di Donald Trump relative ai rapporti commerciali con la Cina e alla possibilità di introdurre tariffe del 10% su tutte le importazioni potrebbero generare tensioni commerciali, con potenziali ripercussioni sul PIL statunitense e sulle relazioni commerciali internazionali.

Inoltre, l’eventualità di un contestato esito delle elezioni e la violenza post-elettorale potrebbero minare la stabilità politica e la fiducia nel sistema democratico degli Stati Uniti, con impatti significativi sui mercati e sull’economia globale.

L’argentina
Importanti cambi di politica economica in Argentina e Turchia potrebbero rendere di nuovo appetibili due economie in difficoltà.

In Argentina, la terapia d’urto del presidente Javier Milei causerà disagi nel breve termine, con una svalutazione della moneta seguita da drastiche misure di contenimento del bilancio. Resta il pericolo che il paese, dove i prezzi sono aumentati di oltre il 200% l’anno scorso e dove a Gennaio del 2024 i tassi di inflazione si sono fermati al 254,2%, possa precipitare in un’iperinflazione totale.

Il modello di Bloomberg Economics segnala un rischio del 5% che gli aumenti di prezzo possano avvicinarsi al 2.000%.

Tuttavia, se il programma di Milei avrà successo, l’Argentina potrà finalmente uscire dalla situazione di incertezza e debolezza cronica che la ha caratterizzata nell’ultimo decennio avviandosi lungo la strada di una crescita strutturale più equilibrata, allontanando il rischio di default e richiamando gli investitori internazionali.

La Turchia
Dall’altro lato, dopo aver vinto la rielezione a maggio, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha contemplato un cambio di politica economica. La sua ricetta non convenzionale e infruttuosa per combattere l’inflazione con denaro a buon mercato è stata messa da parte.

Attualmente, sono in corso rialzi significativi dei tassi e un processo di revisione della regolamentazione bancaria in chiave più rigida. In conseguenza di tali iniziative l’interesse degli investitori è tornato a crescere, rafforzando contemporaneamente anche la lira turca.

Cina
Il rallentamento della crescita in Cina costituisce un ulteriore elemento di criticità all’interno dell’economia globale.

La seconda economia mondiale inizia il 2024 con una crescita già in calo. La ripresa post-pandemica è svanita, e una costante iniezione di stimoli non è riuscita a colmare il vasto vuoto lasciato dal crollo del settore immobiliare.

Tuttavia, secondo gli analisti, Pechino fornirà alla fine abbastanza sostegno per evitare il collasso, con una previsione di crescita del 4,5% per il 2024, inferiore all’anno precedente e ben al di sotto della media pre-pandemica, ma non una catastrofe.

Se, invece, gli stimoli arrivassero in ritardo e in modo insufficiente e il crollo del mercato immobiliare si approfondisse, la crescita potrebbe rallentare fino al 3%. Ancora, se le difficoltà nel settore immobiliare scatenassero una crisi finanziaria, come accaduto in Giappone nel 1989 e negli Stati Uniti nel 2008, l’economia potrebbe arrivare persino a contrarsi, nella realtà se non nelle statistiche ufficiali.

Al contrario, una buona notizia per il gigante asiatico è costituita dalla crescita dei produttori di auto elettriche, che stanno erodendo l’avanzo commerciale dell’Europa nel settore automobilistico e mettendo in crisi le case automobilistiche europee, in particolare in Germania, dove Volkswagen AG e altri temono che i rivali cinesi come BYD siano sulla loro stessa strada e possano eroderne il vantaggio competitivo.

Strettamente legato al discorso Cina vi è quello di Taiwan. Le elezioni in quella che Pechino considera una sua provincia ribelle non hanno causato particolari scossoni, tuttavia, il livello di tensione rimane molto alto e potrebbe aumentare, portando a conseguenze potenzialmente gravi sulla produzione di semiconduttori, di cui Taiwan è leader mondiale, e sull’economia globale.

Ucraina
Dopo il fallimento della controffensiva, i sostenitori occidentali iniziano ad avvertire il rischio di una sconfitta totale, specialmente se l’assistenza militare degli Stati Uniti dovesse definitivamente esaurirsi, consegnando alla Russia un vantaggio decisivo sul campo di battaglia.

Secondo alcuni esperti militare gli Stati Uniti potrebbero trovarsi di fronte a una difficile scelta tra dispiegare forze per scoraggiare la Russia in Europa o la Cina in Asia.

Una sconfitta per l’Ucraina potrebbe rendere più difficile per Washington presentarsi come alleato forte e affidabile.

Ciò avrebbe come immediata conseguenza l’aumento di ulteriori tensioni altrove nel mondo: il recente scoppio di una disputa territoriale tra Venezuela e Guyana ne è un esempio.

Una deterrenza statunitense più debole incoraggia le potenze regionali a risolvere vecchi conti o creare nuovi fatti sul terreno, approfittando della crisi mediorientale e della guerra Ucraina che frenano risorse e attenzione degli Stati Uniti.

Tali fattori aggiungono quindi ulteriore incertezza e rendono l’equilibrio geopolitico mondiale ancora più fragile e precario, rendendo difficile per gli attori economici effettuare programmazioni a lungo termine.

Conclusione
Tutti i fattori analizzati nel corso dell’articolo lasciano presagire che l’anno in corso sarà dominato da un livello estremamente elevato di incertezza, rendendo pressoché impossibile effettuare programmazioni strutturali a lungo termine.

Proprio per tale motivo è necessario porre al centro della propria strategia di consulenza strumenti e strutture finalizzate alla protezione del proprio patrimonio, in modo da poter sopportare potenziali eventi avversi senza incorrere in perdite sostanziali.

Un’attenta fase di studio e analisi potrebbe permettere di districarsi facilmente in un contesto estremamente mutevole e variabile, individuando contemporaneamente anche le strategie più profittevoli e nicchie di mercato più stabili ed in rapida crescita in cui investire.

 

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