Luca Restelli

Biodiversità e finanza: un’opportunità per il pianeta e anche per gli investimenti?

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L’accresciuta sensibilità nei confronti dell’ambiente e i pericoli connessi alla perdita di biodiversità potrebbero creare opportunità anche per la finanza e gli investimenti. Questo, però, solo in presenza di alcune condizioni. 

Un tema che probabilmente, almeno a primo acchito, può sembrare estremamente distante da quelli normalmente trattati è sicuramente quello relativo alla biodiversità. Definita dalla Convenzione ONU sulla Diversità Biologica come la varietà e variabilità degli organismi viventi e dei sistemi ecologici in cui essi vivono, la biodiversità influisce molto su tutti gli aspetti della nostra vita sociale ed economica e, perfino, sul mondo degli investimenti.

Spiegare e capire come anche tale tema sia divenuto di interesse per la finanza è, in realtà, abbastanza semplice. La biodiversità è innanzitutto un indicatore della salute di ogni ecosistema: quando si perde biodiversità, gli ecosistemi si disgregano e rischiano di scomparire. Per questo motivo, contrastare la perdita di biodiversità in natura è una sfida di enormi proporzioni che sta rapidamente diventando una priorità per i governi, le imprese e la società civile.

In tal senso, l’attenzione crescente alla conservazione degli ecosistemi potrebbe trasformarsi in una nuova importante tendenza di investimento di lungo periodo che merita di essere esplorata. Ciò è tanto più vero se si considerano le sempre più forti spinte ambientaliste, la maggiore sensibilità acquisita da governi e istituzioni internazionali e il sempre più veloce progredire dei livelli di industrializzazione e urbanizzazione in paesi dove vi è un’alta concentrazione di ecosistemi protetti.

I dati più recenti mostrano chiaramente tali tendenze:

  • Il 68% della fauna selvatica persa negli ultimi 46 anni;
  • 10 milioni di ettari di foresta distrutti ogni anno;
  • L’11% del PIL globale (circa 6600 miliardi di dollari) in danni ambientali causati ogni anno dall’attività umana.

Il declino degli ecosistemi ha effetto sul mondo della finanza e degli investimenti in diversi modi. Innanzitutto, la disgregazione biologica si traduce in rischi fisici diretti per le imprese, derivanti da eventi come inondazioni, siccità, incendi, frane e smottamenti che possono minare la loro regolare attività economica, a prescindere dal settore in cui operano.

Tali cambiamenti e l’insorgere di questi rischi potenziali porta banche e istituti di credito a riaccertare il valore delle attività, ritenendole potenzialmente vulnerabili o non recuperabili, e a rivedere al ribasso le proprie valutazioni o, addirittura, a considerarle come passività.

Contemporaneamente, cresce anche il rischio di controversie e cambiamenti normativi per le imprese che causano danni ambientali, costringendole fronteggiare sanzioni economiche ed amministrative.

Tutela della Biodiversità come opportunità per gli investimenti

Preservare la biodiversità permette quindi alle imprese di tutelarsi da pericoli fisici e finanziari. Un’analisi di Generali Insurance Asset Management (GIAM) illustra i principali rischi ed opportunità associati alla biodiversità e analizza i trend di crescita del settore dal punto di vista finanziario.

“È difficile quantificare la carenza di fondi destinati alla biodiversità ma, secondo uno studio del Paulson Institute, per realizzare gli obiettivi definiti durante la COP15 gli investimenti totali annui per la conservazione della biodiversità dovrebbero salire da circa 140 miliardi di dollari a 700-800 miliardi, ossia aumentare di cinque volte. Questo preannuncia la nascita di nuove opportunità di investimenti responsabili nel corso dei prossimi decenni. Si prevede che i governi sosterranno il settore privato, appena diventeranno più chiari i criteri di definizione e monitoraggio dei rischi e delle opportunità legate alla biodiversità”.

L’integrazione della biodiversità nelle strategie di investimento sta ancora muovendo i primi passi, ma nonostante questo, si è assistito ad un forte incremento nel numero di fondi legati alla biodiversità, con quelli azionari che raccolgono la maggioranza dei capitali. Nonostante ciò, gli investitori interessati al tema devono ancora fronteggiare una serie di ostacoli.

La prima sfida che gli investitori si trovano ad affrontare riguarda la qualità dei dati disponibili. Anche se molte società si stanno impegnando a proteggere la biodiversità, solo una piccola percentuale di quelle che compongono l’indice Eurostoxx ha definito obiettivi specifici per cui è possibile valutarne con sicurezza le opportunità di crescita.

La seconda sfida risiede nella disponibilità limitata di investimenti focalizzati su soluzioni per la biodiversità. Solitamente, le imprese che hanno come obiettivo la preservazione della biodiversità tendono ad avere una capitalizzazione media o bassa, il che rende difficile creare un portafoglio ben bilanciato, soprattutto nel reddito fisso.

La terza sfida che si pone agli investitori è costituita dai bias settoriali. L’impiego di un solo indicatore può fornire un quadro incompleto della situazione, portando gli investitori a sovraponderare settori con un impatto limitato, come la tecnologia e i consumi.

Come integrare i criteri di biodiversità nei processi di investimento

“Il primo passo che gli investitori devono compiere per identificare i rischi e le opportunità legate alla biodiversità all’interno del portafoglio è creare parametri di materialità che includano sia l’impatto che la dipendenza. Il concetto di impatto sulla biodiversità si riferisce alle attività umane, mentre la dipendenza dalla biodiversità indica in che misura le economie e le comunità dipendono dalla natura per funzionare efficacemente”.

Secondo il report, dopo la mappatura degli impatti e delle dipendenze per settore, è necessario “effettuare una valutazione della gestione del rischio di biodiversità a livello societario, per identificare i leader e i ritardatari all’interno dei singoli settori ed evitare così decisioni di investimento condizionate da preconcetti settoriali. Questo consente di individuare a priori i rischi di biodiversità e le imprese in cui investire, ma anche di gestire attentamente le posizioni esistenti in cui si manifestano i primi segnali di criticità”.

Conclusione

Investire in aziende focalizzate sulla tutela della biodiversità potrebbe dimostrarsi un buon affare. Le prospettive di crescita risultano attualmente solide, rinforzate da un contesto complessivamente favorevole a livello globale. Anche in questo caso, valutare attentamente ogni opportunità concreta insieme al proprio consulente finanziario risulta fondamentale per la scelta delle modalità e degli strumenti potenzialmente più redditizi.

 

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