Luca Restelli

Investire nell’arte e nel vino

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Fino ad ora si è discusso molto di concetti empirici e di eventi finanziari di portata globale, che recentemente hanno seriamente messo in discussione il modo di concepire alcuni aspetti che caratterizzano il mondo del private banking. Le conseguenze della pandemia da COVID-19, che ancora attanagliano il sistema economico globale, e l’inizio delle ostilità in Europa Orientale, con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, rappresentano sfide nuove per i mercati globali, che richiedono quindi soluzioni altrettanto anticonvenzionali. 

Rincaro dei prezzi e tassi d’inflazione che riportano la memoria agli anni ’80 del secolo scorso costituiscono, da un lato, un pericolo per il patrimonio, derivante essenzialmente da un’erosione del valore, ma, anche, dall’altro, un incentivo ad esplorare percorsi differenti, a loro modo brillanti e innovativi, alla ricerca delle migliori opportunità. 

Evoluzione, innovazione e novità

Anche l’attività di consulenza finanziaria non può che assecondare l’esigenza di rinnovamento nelle fasi di gestione e pianificazione patrimoniale, per poter continuare ad offrire strutture e strumenti in grado di procurare rendimenti cospicui e sostenibili nel tempo. 

È possibile fare ciò adottando un punto di vista atipico, che permetta di osservare fuori dagli schemi e dai vincoli, che troppo spesso costituiscono il vero limite di molte esperienze di consulenza finanziaria scadute in una banale riproposizione di modelli rodati, ma non più al passo con i tempi. 

Qualità e innovazione devono essere i nuovi paradigmi del private banking e le chiavi di lettura necessarie per comprendere le conseguenti proposizioni di valore. Maggiore attenzione deve essere posta su elementi innovativi, che sono stati alla base delle strategie patrimoniali di maggior successo degli ultimi anni e di cospicui capital gain, ma che vengono ancora trascurati dalla maggior parte dei consulenti finanziari. 

Dall’osservazione e dall’analisi della realtà circostante emergono opportunità di varia natura, anche non attinenti direttamente al mondo della finanza. Si è infatti soliti concepire l’investimento come qualcosa di strettamente legato alla detenzione di titoli o partecipazioni che, incrementando il loro valore nel tempo, possano offrire ritorni monetari più o meno consistenti.  

Anche il settore immobiliare è annoverato tra i classici strumenti di investimento, in particolar modo in Italia, dove, nonostante performances non sempre brillanti e fortemente legate all’andamento del contesto macroeconomico generale e all’evolversi dell’apparato normativo e burocratico, si è sempre data grande fiducia all’edilizia. Affidarsi esclusivamente a uno di questi strumenti non è più sufficiente per fornire risposte adeguate alla complessità del presente.

Ancora oggi investitori e consulenti faticano a vedere opportunità che si discostino, in maniera più o meno significativa, da quelle ritenute classiche e convenzionali di cui si è appena discusso. L’eccessivo attaccamento a tali forme convenzionali e rodate e l’inibizione all’innovazione costituiscono uno dei più grandi limiti di alcune esperienze di consulenza finanziaria. 

Aprirsi a nuove forme di investimento potrebbe quindi rappresentare una soluzione brillante e remunerativa contro gli sconvolgimenti macroeconomici e l’incertezza del mercato borsistico, che caratterizzano i nostri giorni. Adottare una prospettiva di lungo periodo è alla base di queste nuove proposizioni di valore e permette, sacrificando ritorni immediati ma incerti, di conseguire benefici solidi e duraturi.

Gli investimenti in opere d’arte e in vini pregiati rappresentano due opzioni in grado di rispondere al meglio alle necessità sopra descritte. Ogni cliente, in fase di definizione del proprio portafoglio, congiuntamente con il proprio private banker, deve quindi essere al corrente di questa potenziale alternativa. L’arte e il vino possono e devono essere inseriti tra i propri assets.

Investire in arte

Per supportare le argomentazioni a favore dell’investimento in ambito artistico basta pensare alle cifre che caratterizzano il funzionamento del mercato dell’arte.

A tal proposito non possiamo non citare la scultura di Jeff Koons, un coniglio in acciaio titolato “RABBIT”, venduto nel maggio 2019 a circa 90 milioni di dollari, o la tela “Untitled” di Jean Michel Basquiat venduta nel

 maggio 2017 a circa 100 milioni di dollari, senza tralasciare le aggiudicazioni milionarie per gli artisti italiani Mario Schifano e Mimmo Rotella.

Dopo aver appurato che l’investimento in arte rappresenta una valida alternativa è necessario comprendere per quali motivi tale settore deve essere considerato una tendenza solida e di lungo periodo e i benefici che da questo possono derivare. 

Perché investire in arte

Una delle caratteristiche principali che rendono il mercato artistico un settore promettente è che questo, al pari dei mercati finanziari, racchiude a sua volta un’offerta diversificata, annoverando al suo interno diversi ambiti: antiquariato, modernariato e arte puramente intesa, e dunque andando dai dipinti alle sculture, all’arredamento e all’oggettistica, includendo anche i libri.

Un punto di forza di tutte le alternative risiede nella loro caratterizzazione di prodotti aventi un valore intrinseco determinato non solo dalla loro presenza estetica, ma anche dalla valenza storica della quale sono portatori, espressione del gusto e della cultura dell’uomo di un determinato momento storico, e dall’unicità e scarsità che li caratterizza. Caratteristiche proprie anche dell’arte contemporanea. 

Uno degli indici più rispettati dell’arte investment grade è il Mei Moses All-Art Index, sviluppato da due professori della New York University e spesso citato come il più affidabile nel descrivere le fluttuazioni dei prezzi delle opere d’arte. Questo indice evidenzia come, attualmente, i prezzi dell’arte hanno quasi eguagliato la performance delle azioni e che in alcuni periodi il tasso di rendimento dell’arte ha battuto il mercato azionario, comportando una crescita annualizzata vicina al 6%.

Per avere un’idea delle percentuali di rendimento di un investimento singolo nel mondo dell’arte basta citare una serigrafia di Andy Warhol – Marylin – anni 60, che nel 2000 si acquistava a circa 20 mila euro; oggi quella stessa Marylin viene aggiudicata per circa 160.000 euro totalizzando quindi un rendimento del 800%. Rendimenti, questi, conseguibili anche senza l’impegno economico legato all’acquisto di un nome di peso come Andy Warhol. 

Sempre più collezionisti investono, infatti, sugli artisti emergenti facendo leva proprio sulla poca fama di cui godono gli stessi. Questo, insieme ad altri decisivi fattori, si traduce in un prezzo di vendita decisamente basso, al quale può accedere anche chi non dispone di importanti risorse finanziarie.

Nonostante ciò, però, le opere degli artisti emergenti sono destinate, nel tempo, a subire un incremento quasi certo di valore, assicurando al suo proprietario un notevole guadagno, in termini economici, rispetto alla spesa iniziale. 

Un museo internazionale che annuncia l’acquisizione di un’opera di un artista emergente unito ad un buon curriculum espositivo e a collaborazioni importanti con gallerie d’arte può generare improvvise impennate di prezzi. In questo caso, quindi, a fronte di un investimento iniziale minimo, si possono conseguire elevati rendimenti. 

Un altro vantaggio insito nell’investimento in arte è dato dalla sua buona liquidabilità: moltissimi artisti, tra cui anche Pablo Picasso, Andy Warhol, Marc Chagall mantengono un altissimo livello di liquidità anche nei tempi più difficili per l’economia mondiale, prescindendo da qualsiasi episodio politico ed macroeconomico.

L’investimento in un’attività reale come un’opera d’arte di valore 

certificato permette quindi di ridurre il rischio insito nella totalità delle transazioni sui mercati finanziari, disponendo allo stesso tempo di un asset con un elevato grado di liquidità. Costituisce inoltre un valido scudo contro l’inflazione: sebbene l’offerta di opere d’arte registri incrementi continui, la domanda di opere d’arte di qualità da investimento sta crescendo ancora più rapidamente. 

Per tali motivi, i prezzi delle belle arti “investment grade” hanno sempre giovato, dopo periodi di iperinflazione,  di aumenti estremamente consistenti.

Un ultimo beneficio derivante dall’investimento in arte, che è specifico di tale settore è, senza dubbio, la componente emotiva dell’affare, insito nell’ acquisto di un oggetto espressione artistica dell’autore che permette di riscoprire di avvicinarsi all’interpretazione dell’opera, e riscoprire la propria sfera emotiva. 

In molti casi porta l’investitore a sviluppare la gioia di collezionare ed esporre una collezione d’arte.

Conclusione

Avremo modo di approfondire ulteriormente l’argomento, cercando di fornire spunti operativi e un prototipo di vademecum su come muoversi in un mondo così affascinante, ma altrettanto complesso, come quello dell’arte. Il percorso proseguirà poi  con i vini da investimento, attraverso un’analisi dei cosiddetti fine wines.

In entrambi i casi è da tener presente  la regola aurea di mantenere un portafoglio ben diversificato e non eccessivamente concentrato su poste caratterizzate da un basso grado di liquidità. Sarebbe ottimale non avere più del 20% del proprio patrimonio in asset illiquidi e non più del 50% in assets la cui liquidabilita’ richieda più di 2 mesi. Sulle singole asset classes appena citate consigliamo un’esposizione tra il 2% e il 5% sia per il vino, sia per l’arte.

Il percorso qui iniziato proseguirà anche grazie al contributo fondamentale di esperti del settore, necessario per consentire una conoscenza profonda dei meccanismi che permettono il giusto approccio al mercato e di individuare le strategie che consentono di ottenere i migliori risultati in termini di redditività e soddisfazione personale. 

Comprendere i primi passi da fare e gli errori da non commettere è essenziale per poter includere nel proprio portafoglio le migliori opere d’arte da investimento minimizzando i rischi e massimizzando le probabilità di successo.

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